Io sono la Via, la Verità e la Vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me
Quaderni del 1944 - Maria Valtorta
25 giugno 1944
Fare la volontà di Dio, per gli uomini, è fare del dolore
Dice Gesù:
«Dimmi: mostra maggiore coraggio nel subire un’operazione chirurgica colui che la sopporta con degli anestetici, o colui che la sopporta senza aiuto? L’operazione è la stessa. I ferri usati sono gli stessi. Il loro lavoro su carni, nervi, organi è lo stesso. Lo scopo è lo stesso. E concediamo pure che sia uguale il risultato di guarigione.
Ma quale dei due operati ha avuto maggior forza d’animo, e naturalmente ha suscitato ammirazione?
Certo colui che senza nessun soccorso chimico sopporta con piena sensibilità l’opera dei chirurghi, senza ribellarsi con grida, imprecazioni, parole scomposte, e si limita a gemere, perché ciò è umano e comprensibile.
Ebbene: passiamo ora al campo spirituale.
Quale sarà, fra due anime, quella che più suscita l’ammirazione, e perciò la lode, la quale si muta in premio certo?
Quella alla quale una mia miracolosa azione attutisce lo spasimo anestetizzandola spiritualmente, oppure quella che ha Dio come un buon Padre e un buon Amico presso al suo letto operatorio, ma non più di Padre e Amico che la compatisce, che la veglia, che piange con lei, ma che non interviene con un aiuto diretto e volto a intontire la dolorabilità?
Questa seconda di certo.
Tu sei questa seconda. Non dire: “Perché?”. In ottobre ti ho
risparmiata. Ti ho aiutata perché avevo bisogno che tu fossi ancora
capace di questo calvario. Se fossi stata stroncata dallo strazio sin
dall’ottobre, non avresti resistito ad un’ora di questo attuale. Ed Io
avevo bisogno di questo tuo soffrire.
Gli angeli non possono soffrire per il loro Dio, per aumentare la sua
gloria, né per il loro prossimo, per ottenergli del bene.
Ma gli uomini lo possono fare.
Fare la volontà di Dio, per gli angeli, è fare della gioia.
Fare la volontà di Dio, per gli uomini, è fare del dolore.
È fare ciò che Io ho fatto.
Sì, quando il dolore ha nome olocausto, ed è non solo rassegnazione ma è unione alla volontà di Dio, così come era unito il mio Corpo alla croce, mediante l’amore, la generosità e la pazienza – i tre chiodi che configgono le vittime al loro patibolo santo
– voi fate ciò che Io ho fatto.
Non ti preoccupare se piangi.
Ho pianto anche Io.
Ho gemuto anche Io.
Con ripugnanza di carne e di mente ho detto: “Sia la tua
volontà la mia”.
Ma l’ho detto.
Lo spirito solo ha avuto il coraggio di dirlo ancora.
Ma l’ho detto.
Fra le ripugnanze e le paure del tuo corpo e del tuo pensiero canti il tuo spirito – mentre la crudele operazione che darà del bene si compie senza aiuto alcuno – canti il
tuo spirito:
“Signore, la tua volontà sia la mia”.
E credi pure che il premio sarà doppio, triplo, decuplo di quello che
ti sarebbe stato dato se già avessi avuto doni di misericordia nel tuo
soffrire.
Dio è giusto.
A doppio merito, doppio premio.
A merito totale, totale premio.
Non temere.
Va’ in pace.»